Perché la filosofia sta trasformando il modo di lavorare e l’approccio alla digitalizzazione
Che se ne dica, la diffusione della filosofia all’interno delle aziende è in aumento! Come spiegare questo “incontro”, che a prima vista sembra improbabile? Qual è il potere della filosofia nel mondo della trasformazione digitale? Ecco un aperto dialogo con Jean Mathy e Baptiste Canazzi, due “api noetiche” pronte a “impollinare” l’universo business con idee e dibattiti [1] per favorire la trasformazione culturale, apportando significato.
La vostra azienda, Noetic Bees, pone la sua azione nella prospettiva di ricorrere alla filosofia come metodo per affrontare i problemi degli esseri umani nel mondo degli affari. Quindi siete contrari al parere secondo cui la filosofia non abbia un’utilità diretta?
Baptiste Canazzi: Dobbiamo riconoscere che i filosofi – compresi quelli che pensano all’azione come Sartre – hanno sempre avuto difficoltà a stabilire se rimanere l’occhio esterno che analizza la realtà o, al contrario, sporcarsi le mani.
Con Noetic Bees scegliamo di parlare il linguaggio del business, che ha radici filosofiche. Proprio queste radici ci permettono di fare un “pas de côté” e di pensare in modo diverso. La nostra ambizione non è quella di proporre una sorta di “oasi” di riflessione o interrogazione interiore in un momento della vita aziendale, in cui si rallenta improvvisamente, si aprono i chakra, prima di tornare alla modalità operativa iniziale! Proponiamo piuttosto di agire sulla realtà, puntando a un’apertura e a una trasformazione culturale, sostenibili, per l’azienda e i suoi dipendenti.
Da diversi anni, ormai, la filosofia sta conquistando il mondo del lavoro. In quanto attori di questo incontro, come ve lo spiegate?
Jean Mathy: Abbiamo in qualche modo dimenticato che i filosofi intervengono quando si verifica una crisi sociale, una profonda crisi etica. Un esempio è rappresentato dalla figura di Socrate, che emerge mentre in Grecia infuria la guerra [2], provocata da una nuova tecnica dell’epoca: la scrittura. Socrate, analizzandone gli effetti, nota che essa permette sia di redigere trattati di pace sia di distogliere le menti dall’essenziale, manipolandole – in filosofia, questo si chiama sofisma.
Nel contesto attuale, quello che vive l’azienda fa eco a quello che la società sta vivendo, ovvero una “crisi di senso”. Diversi sono i fattori che lo evidenziano: da un lato, stiamo arrivando ai limiti del capitalismo così come lo conosciamo; dall’altro, assistiamo ad un declino globale delle religioni. In una prospettiva liberale, la filosofia appare dunque come una “forma” di spiritualità che permette di appropriarsi del mondo. Terzo fattore: poiché anche l’individualismo è arrivato ormai ad un punto di svolta [3], la filosofia attrae perché costituisce un rapporto di sé con sé, all’origine. Vorrei sottolineare che, in Noetic Bees, difendiamo l’idea di una filosofia collettiva, del pensare insieme. La filosofia sta finalmente diventando popolare nelle aziende per via dell’automazione diffusa che è, di fatto, il motore della tecnologia digitale. Di fronte a questo fenomeno, gli esseri umani devono “disautomatizzarsi“. Quale modo migliore per farlo se non pensare?
Il motivo per il quale sempre più persone desiderano lasciare il loro attuale lavoro e trasferirsi, spesso andando a svolgere attività completamente diverse, è che sentono il bisogno di una grande disautomatizzazione. Tuttavia, accanto all’automazione che l’azienda deve realizzare – ovvero la trasformazione digitale – occorre garantire la disautomatizzazione dando un senso alla trasformazione in essere.
BC: Torniamo allo sviluppo della filosofia aziendale. Noetic Bees è stata fondata da Jean nel 2013, quando la nomenclatura “filosofo aziendale” ancora non esisteva! Solo l’azienda Thaé, a Parigi, aveva da poco introdotto il concetto. Jean non si è rivolto a una moda, ma a un bisogno. Voleva dimostrare che la filosofia è un metodo che “attrezza” gli individui a riflettere su ciò che sta accadendo, a prendere le distanze e a sottrarsi da questa ondata di automazione di processi e protocolli, che vediamo qua e là. I “processi filosofici” offrono all’azienda l’opportunità di pensare e di farlo all’interno dell’azienda. In questo modo, si evita di cadere nella trappola, per cui, a forza di pensare automaticamente “come tutti gli altri”, si perdono gli elementi di differenziazione.
Per comprendere appieno il nostro approccio, è importante sapere che siamo “arrivati” alle aziende attraverso problemi di salute mentale [4]. L’esplosione dei burnout, infatti, deriva in parte dalle nostre concezioni del mondo economico, del management, della performance. Per fortuna tutto ciò sta cambiando! Lo testimonia la modifica di due articoli del Codice Civile in Francia, con la menzione della ragion d’essere dell’impresa e la creazione di uno status giuridico per le imprese con una missione attraverso la legge PACTE (Plan d’Action pour la Croissance et la Transformation des Entreprises – Piano d’Azione per la Crescita e le Trasformazione delle Aziende).
Questo bisogno crescente di filosofia è dovuto al periodo di forte angoscia che stiamo vivendo?
JM: Assolutamente. La forza della filosofia è trasformare questa angoscia in domanda. E siamo tutti capaci di “filosofeggiare”!
Prendiamo per esempio tutto il discorso – particolarmente attuale e in voga in azienda – che oggi si fa sulla nuova figura del manager-facilitatore o manager-coach. Sebbene tutto ciò apra a grandi prospettive, i manager esistenti non sanno come posizionarsi.
Il nostro ruolo è quello di indurli a riformulare le proposte e a porsi delle domande. Chiediamo loro: dovresti essere un manager che ha l’ultima parola o piuttosto l’ultima domanda? Optano per la seconda risposta. Come mai? Perché capiscono che, in questo modo, possono diventare una “risorsa” per gli altri. Bene, questo è esattamente l’obiettivo del manager-coach.
La filosofia ci permette di passare da uno stato di tensione a una domanda che ci mobilita. L’esperienza filosofica mira ad appropriarsi della realtà. Questo è riassunto dal termine greco epochè – il gesto filosofico per eccellenza; è la capacità di sospendere i nostri modi di pensare abituali per crearne di nuovi.
Con questa o queste domande, inizia quindi un periodo di ricerca. Ma, quando si rivolgono ai consulenti, le aziende non si aspettano delle risposte rapide?
JM: Quando i nostri clienti ci espongono i loro problemi, non conosciamo le risposte. In questi tempi così tesi, è meglio costruire una relazione di partnership piuttosto che porsi come un mero fornitore di servizi/appaltatore. Le soluzioni saranno cercate insieme, coinvolgendo noi, il nostro cliente e i team o le persone direttamente interessate. Le sfide aziendali possono essere anche semplici da capire, ma come possiamo rendere – tornando all’esempio precedente – i manager più simili ai facilitatori? Costruendo una relazione con i principali stakeholder e, mettendoli a confronto ad esempio attraverso un esercizio filosofico ludico, avremo la possibilità, ma non solo, di trovare risposte pertinenti e rilevanti. Accettiamo il fatto di non “sapere” fin dall’inizio.
BC: Le soluzioni nascono dalle interazioni. I partner agiscono su un piano di parità, in co-costruzione, dove il subappalto costituisce una delega totale di compiti. La fiducia è essenziale tra i partner. Filosofeggiando insieme, troveremo risposte il più possibile adeguate all’identità dei nostri clienti, alla loro struttura interna ed esterna. Da parte loro, infatti, apprezzano il fatto che non ci presentiamo con modelli pre-concepiti.
Per voi l’approccio filosofico ha una portata collettiva. Si fa appello, quindi, all’intelligenza collettiva?
JM: Cosa significa pensare insieme? Significa essere l’uno il maieuta dell’altro. Abbiamo quindi inventato dei ‘philo-process’, ovvero processi metodici di dialogo che ci permettono di evitare l’automatizzazione. In questo modo, l’intelligenza collettiva si può concretamente sviluppare.
Pur evitando modelli precostituiti durante i vostri interventi, applicate comunque una metodologia. Come procedete?
JM: Abbiamo ideato diverse formule di supporto filosofico. Per esempio i workshop, un format breve di 1,5 – 2 ore: dopo un primo momento di cultura filosofica condivisa con i partecipanti, ci si concentra sul dialogo metodico (durante il quale si pongono domande ad alto valore aggiunto), infine si elaborano insieme delle soluzioni.
Offriamo anche formazione sulla maieutica manageriale (“Socrate a portata di mano”), con format da 21 ore fino a 6 mesi. I manager scopriranno così i 6 operatori logici della filosofia: problematizzare, fare analisi concettuale, ecc. I nostri corsi di formazione comprendono sessioni plenarie, follow-up digitali e tanta immersione. Affinché questo tipo di formazione abbia un impatto e generi cambiamenti comportamentali, il follow-up è fondamentale, così come la prossimità.
Un’altra formula è quella dell’epochè manager, un “Socrate a portata di mano”, consolidato e su misura per le esigenze del cliente, sviluppato con la direzione generale (Change Management). Abbiamo il compito di disautomatizzare in molte aree, in termini di posizionamento strategico dell’azienda, di pensiero manageriale e di pensiero organizzativo. Lavoriamo in full immersion per un minimo di un anno.
Utilizziamo anche la filoterapia aziendale, per consentire ai nostri clienti di elaborare una politica di salute e di qualità della vita (assieme ad un partner psichiatra). Si parte da due domande: che cos’è la gestione ecologica? E una politica sostenibile? Questo ci porta a chiederci, tra burn-out e bore-out, qual è l’ecologia delle nostre relazioni in azienda.
Senza citare tutte le nostre soluzioni [5], possiamo fare ingegneria filosofica o realizzare un audit organizzativo filosofico – con una dimensione farmacologica. Successivamente ci incontriamo con ciascuna unità aziendale per identificare come essa sia un “veleno” e un rimedio per le altre. Quando alcuni sono solo rimedi o veleni, abbiamo in realtà appena rilevato un serio problema organizzativo.
Per concludere, intervenite a tutti i livelli di management?
JM: Assolutamente, dal top management fino al management locale. Per supervisionare, motivare e guidare una dinamica, abbiamo osservato che tutti i manager devono rafforzare le loro domande. Sono spesso indeboliti da un punto di vista discorsivo. Il nostro obiettivo è insegnare ai manager a procedere come noi facciamo per loro. Tutto si riduce alla capacità di porsi le domande giuste. Alla fine, i manager risparmieranno una notevole quantità di tempo negli scambi e non si sentiranno più tagliati fuori dal significato della loro azione.
[1] Formula ispirata ad una citazione del filosofo Bernard Stiegler: “Siamo api, cioè fecondiamo il mondo con le nostre idee e i nostri dibattiti. Dobbiamo sviluppare un’economia delle api noetiche e rendere le reti un alveare piuttosto che un formicaio.”
[2] La guerra del Peloponneso contrappose Sparta ad Atene, lacerando l’intera Grecia. La sconfitta di Atene si tradusse non solo nella perdita dei suoi alleati, ma anche nel temporaneo rovesciamento della democrazia. Una volta ripristinata la democrazia, Atene rimase notevolmente indebolita.
[3] L’individualismo ha una sua storia: quando nacque – nel XVIII secolo – chiese all’individuo di liberarsi dalle tradizioni che lo confinavano e soffocavano. Da allora abbiamo potuto osservarne gli eccessi.
[4] Inizialmente, Noetic Bees si è sviluppato nel contesto della psichiatria. La filosofia costituisce un’ulteriore mediazione terapeutica per la cura della depressione cronica e i disturbi ossessivo-compulsivi. Noetic Bees sta attualmente portando avanti questa attività con il gruppo ORPÉA-Clinéa.
[5] Noetic Bees sviluppa strumenti per filosofare in modo indipendente. Il suo ultimo prodotto, il tavolo del dialogo, permette di parlare del modo in cui ci si scambia le idee in una riunione attraverso 4 indicatori – ascolto, franchezza, argomentazione, interrogazione (cfr. Accademia di Platone). Per raggiungere un obiettivo, è meglio concentrarsi sulla qualità degli scambi piuttosto che sull’obiettivo stesso. Giochi aziendali come Michel Socrate consentono inoltre ai team di appropriarsi della trasformazione culturale della propria azienda (tutti sono invitati a lasciare il Michel che è in loro per elevarsi al loro Socrate interiore).
BIO EXPRESS
Dopo il master di secondo livello, Jean Mathy si è formato presso l’American Philosophical Practioners Association, di cui oggi è il corrispondente francese. Nel 2013 ha creato Noetic Bees, che nello stesso anno ha ricevuto il premio per l’innovazione della città di Lione. Da 8 anni accompagna i cambiamenti dei suoi clienti. È co-presidente di “Faire philo”, un’associazione per la messa in rete dei filosofi praticanti, che cerca di mettere a fattor comune le competenze sul campo di diversi professionisti, consentendo la creazione di una professione di filosofo in azienda.
Dopo il master di secondo livello, Baptiste Canazzi è entrato a far parte dell’avventura di Noetic Bees nel 2014, di cui oggi è Partner. Da 5 anni accompagna i cambiamenti presso i suoi clienti e partecipa alla messa in rete dei filosofi praticanti della regione nell’ambito dell’associazione “Faire Philo”, di cui è segretario. Come docente a contratto presso l’Università di Lille, partecipa allo sviluppo di corsi di formazione volti a dotare i professionisti del management e delle risorse umane di tecniche filosofiche per supportare il pensiero dei dipendenti: il #philo-process.