Interim management e Management di Transizione: le differenze fondamentali
Una missione, per conto di un’azienda, che si estende per un periodo limitato di tempo: questa è la base comune tra Management di Transizione e interim management. Tuttavia, le due tipologie differiscono in modo significativo, sia per quanto riguarda le sfide in gioco e il campo d’azione, sia per l’approccio adottato. Entriamo nello specifico.
Comparso nel Regno Unito e nei Paesi Bassi con il termine di interim management, il Management di Transizione deve alla sua origine anglosassone una certa confusione con la gestione interinale dei middle manager o dei top manager – in Francia. Infatti, sebbene condividano la stessa ambizione – fornire a un’azienda competenze esterne per risolvere un dato problema, in un dato momento – i due approcci differiscono sotto molti aspetti.
L’interim management è soprattutto un relè operativo
Un posto vacante che tarda a essere occupato, una partenza improvvisa e imprevista, ed è un intero reparto o addirittura l’intera azienda a risentirne. Questo richiede una risposta da parte della funzione HR: si tratta di garantire la continuità delle missioni operative e della leadership del team, ricorrendo a un professionista esperto del settore e delle sue aspettative. L’interim management permette quindi di colmare il vuoto in attesa di una sostituzione definitiva del dipendente che se ne va. Rappresenta un ponte essenziale, soprattutto per le funzioni chiave.
Inizialmente dedicati ad alcune posizioni dirigenziali, come la direzione generale o la direzione finanziaria, gli incarichi ad interim sono stati estesi a tutti i dipartimenti dell’azienda: dall’unità industriale o di business all’IT, dalla logistica al commerciale, ecc.
Il Management di Transizione offre un supporto per il cambiamento
Il Management di Transizione risponde a una sfida strategica. L’azienda può avere bisogno di un supporto diverso a seconda della situazione in cui si trova: potrebbe essere in atto un processo di trasformazione interna oppure ci potrebbe essere la necessità di risolvere disfunzioni organizzative o di migliorare i processi e i metodi di lavoro. Potrebbe essere necessaria una riorganizzazione interna di alcuni dipartimenti oppure si potrebbe aver bisogno di un contributo esterno per creare valore sociale, commerciale in ottica di CSR. Il Manager di Transizione interverrà quindi in sostituzione o a supporto di un dirigente senior, per rispondere al problema iniziale ma anche, spesso, per lavorare su altri, perché collegati.
Il suo valore aggiunto deriva soprattutto dalla prospettiva esterna che fornisce e dall’assenza di un rapporto di subordinazione nell’organizzazione. Può quindi osare nel parlare e operare il cosiddetto passo di lato. ll suo contributo deriva anche dalla sua competenza manageriale, dalla sua stabilità emotiva e dalla sua vasta esperienza, sia operativa che strategica. Il Manager di Transizione utilizza una metodologia e degli strumenti collaudati al servizio di una dinamica di co-costruzione delle soluzioni. Spesso, pur non essendo collocato in una posizione di direzione generale, questo professionista è in grado di fornire una visione utile delle scelte e delle direzioni da intraprendere da parte della direzione generale stessa. Infine agisce in modo che il cambiamento sia ancorato nel lungo termine, assicurandosi che gli stakeholder interni abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per garantire che i cambiamenti apportati durino nel tempo.
Management di Transizione e interim management: tutto o quasi li distingue
Sebbene i due concetti possano sembrare simili, coprono realtà distinte. Come suggerisce il nome, in Francia l’interim management corrisponde a un incarico ad interim svolto da un dirigente esperto. Prende in carico i progetti e il team per ottenere i risultati attesi, in attesa dell’arrivo di un successore definitivo. In genere, la missione prevede anche il passaggio di consegne a quest’ultimo. L’interim management corrisponde quindi alla richiesta da parte di un’azienda di competenze di alto livello di cui non dispone, e questo per un periodo di tempo limitato.
Nella filosofia del Management di Transizione, il termine importante è ‘transizione’ fra lo stato attuale che non è più soddisfacente, e lo stato che l’azienda desidera raggiungere. Si tratta di partire da una data situazione, con un assessment preciso e un’analisi approfondita, per definire obiettivi e coinvolgere i dipendenti per raggiungerli. Le missioni coperte sono molto ampie, dall’evoluzione della cultura manageriale alla riorganizzazione di una business unit, passando per la trasformazione dei processi interni.
Il Management di Transizione di CAHRA si differenzia dall’interim management anche perchè il Manager di Transizione è affiancato da un direttore di missione che viene coinvolto nella dinamica del processo man mano che l’incarico procede, fornendo consulenza, una prospettiva esterna (in particolare sulla relazione fra il manager e il cliente) e relazioni sullo stato di avanzamento. Dal canto suo, l’interim manager opera da solo, in quanto l’azienda o l’agenzia che lo ha incaricato sono esperti di…interim management. La logica a tre del Management di Transizione praticata da CAHRA contribuisce al successo delle missioni.
Qual è l’approccio più appropriato per la tua attività?
L’interim management e il transition management differiscono quindi in termini di aspettative, quadro e contesto della missione, e in termini di postura del manager. Entrambi gli approcci sono rilevanti e si stanno sviluppando sempre di più in Francia.
Ma è la natura del bisogno che determinerà il tipo di intervento da attivare. L’azienda ha bisogno di una sostituzione una tantum per una posizione manageriale? Oppure ha bisogno di una risorsa esterna, esperta in management e in gestione della trasformazione per operare il cambiamento e guidare un progetto specifico?
A volte le due esigenze coincidono. Un Manager di Transizione è in questo caso perfettamente qualificato per svolgere entrambi i ruoli. Ad esempio, il pensionamento di un direttore d’unità può essere un’occasione per ripensare il modo in cui opera l’unità. In questo caso, il Manager di Transizione assicurerà la gestione operativa quotidiana, svolgendo allo stesso tempo il lavoro di revisione dei processi, al fine di svilupparne dei nuovi, con il team in atto.
Sebbene l’interim management e il Management di Transizione offrano entrambi i servizi di un professionista esperto per una missione specifica, non perseguono gli stessi obiettivi. Spetta infatti a ciascun azienda utilizzarli con saggezza. Va notato che una società che si occupa di Management di Transizione come CAHRA preferirà reindirizzare il cliente se la sua esigenza non sembra rientrare nell’ambito di una Missione di Transizione.